PERCHÉ UN FESTIVAL DI ECONOMIA E SPIRITUALITÀ?
Carta programmatica del Festival
Mai l’economia è stata così centrale nella vita sociale, familiare, individuale come nell’attuale fase della civiltà. Parafrasando Karl Polanyi, è l’intera società ad essere incorporata nel meccanismo della sua stessa economia (embeddedness), trasformandosi in società di mercato. L’Economia quindi è divenuta una sfera autonoma che tende ad inglobare la stessa società che diviene “economica”, essendo le sue istituzioni essenziali il mercato ed il capitale.
Quali le conseguenze? 1) terra, lavoro e moneta divengono “merci” (feticismo); 2) il reddito diventa l’unico criterio di benessere; 3) la ricerca del profitto rimane l’unico incentivo; 4) l’utilità sociale viene subordinata alla logica del profitto. 5) La teoria economica diviene sempre più astratta ed universale.
Di contro assistiamo nella nostra società ad un ritorno di interesse e ad un forte desiderio di spiritualità. Si potrebbe quasi affermare che la questione spirituale sia divenuta di primo piano: se ne occupano intellettuali, scrittori, editorialisti, perfino critici d’arte e scienziati. Temi spirituali appaiono sempre più nei mass media. A questo riguardo l’antropologo Luis-Vincent Thomas afferma che: «Il fallimento di un mondo ipertecnicizzato genera un bisogno immenso di spiritualità».
Ma questa ricerca non sempre è in continuità con le forme tradizionali. L’atteggiamento prevalente sembra fatto di maggiore individualismo e minore impatto comunitario: Misticismo, ascesi, meditazione vissuti esclusivamente come opzione personale.
Mentre infatti si può dire che ogni religione presuppone una spiritualità, non necessariamente ogni spiritualità si esprime in una religione. Il soffio spirituale (dal latino spirare), nei paesi occidentali, sembra talvolta emanciparsi dalla religione (re-ligare, oppure re-legere) parola di etimologia discussa che potrebbe significare legare di nuovo oppure raccogliere. In Occidente sempre più persone prendono coscienza della necessità di un ritorno ad un rapporto equilibrato con la natura e della ricerca del cosiddetto “benessere”. E’ proprio l’individualità allora il possibile punto di incontro tra economia e spiritualità? Oppure è necessario aprire la via per una nuova teoria sociale che integri motivazioni, aspettative e finalità del fare economia? Sullo sfondo le relazioni tra uomo e uomo, tra uomo e beni economici, tra economia e comunità, nella considerazione che la realtà è molto più complessa, articolata, variegata, contraddittoria della pura teoria. Obiettivo: comprendere quale sarà il “pensiero economico” del futuro, quello reale e non solo quello “perfettamente” apparente.